giovedì 13 maggio 2010

Giù al nord - i diari della pina colada





Scrivendo dei miei giorni come babysitter, mi è tornato in mente il secondo lavoro che trovai a Milano. Essendo una ragazza sofisticata, i 50 euro alla settimana che ricevevo dalla mia famiglia (onestamente… 50 euro di “paghetta”, quale persona sana di mente potrebbe MAI pensare che possano essere abbastanza in una città come Milano?) non bastavano nemmeno per comprare la mia fetta di pizza settimanale. Così, una sera parlai con il proprietario di un ristorante dove il mio nuovo amico italiano lavorava come pizzaiolo, che conosceva un tipo che conosceva un altro tipo che aveva appena aperto un nuovo bar in Corso Como e, guarda caso, aveva bisogno di una cameriera.

Così, ragazzi, qui è dove trovai il mio PRIMO lavoro come cameriera. In quel momento, questo era l’italiano che sapevo, dopo un mese a Milano:

- Buongiorno, voglio delle pesche
- Non mi interessa
- Lasciami in pace
- Arrivederci
- Si va bene 1 kg

Così ebbi parecchie difficoltà a capire quando il cliente disse in un italiano molto veloce:


Cliente :-Un mojito per me, ma con poco ghiaccio eh, e per lei un daiquiri frozen con le fragole. Ma lo fate con le fragole fresche?


Tess: - ???????


Cliente:- Fragole fresche, le avete?


Tess:- ????, ehh siii, va bene, ok. ( PANICO, che cosa diavolo vuole???? Beh, feci finta che tutto fosse sotto controllo e mi limitai a sorridere)
 Quella stessa sera un cliente ordinò una pina colada (ok ok questo è facile, pensai. Pina colada lo capisco, è internazionale e dopo non aggiunse un sacco di parole strane).
Questo bar faceva la più aaaaaaalta pina colada del mondo e Tess aveva la più bianca delle magliettine. Ero così preoccupata di far cadere o far sbattere i bicchieri mentre scendevo le scale, ovviamente, quando finalmente arrivai al tavolo i bicchieri cominciarono a scivolare … un po’… di più… e con un urlo, cercando di salvare i vestiti del cliente, riuscii a rovesciarmi il bicchiere addosso.
Puzzai di maledetti ananas e latte di cocco per tre giorni E dovetti continuare a lavorare per altre 4 ore con una t-shirt in uno stato che sembrava che avessi appena partecipato e vinto la gara di Miss maglietta bagnata.
Fu così che imparai a vestirmi sempre di nero quando facevo la cameriera.

Tess Key

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