sabato 5 aprile 2014

Yves Saint Laurent - la recensione

a cura di The talking mule


Come a suo tempo annunciato, è uscito pochi giorni fa sugli schermi italiani Yves Saint Laurent del regista ed attore francese Jalil Lespert. Il film si basa sul libro Lettres a Yves scritto da Laurence Benaïm, basandosi su materiale di Pierre Bergé, compagno e socio d'affari di Saint Laurent per tutta una vita.


Il giovane Yves Saint Laurent, rampollo di famiglia dell'alta borghesia di Orano (ai tempi l'Algeria era territorio francese a tutti gli effetti), a soli 17 anni inizia a lavorare per Christian Dior ed alla morte di questi, solo due anni dopo, subentra nella direzione artistica della maison. A soli ventisei anni abbandona Dior per dare vita ad un suo atelier, nel frattempo conosce e si innamora di quello che egli stesso definirà "l'uomo della sua vita", Pierre Bergè, che resterà a l suo fianco per cinquant'anni, fino alla scomparsa dello stilista affrontando insieme la malattia e la dipendenza da alcol e droghe, ma anche dando vita ad una vera e propria azienda ce ha saputo coniugare al meglio trasgressione e passione sartoriale, imprenditorialità e purissimo talento.


E' impressionante la somiglianza fisica del giovane Pierre Niney (Emotivi anonimi, 20 anni di meno) con Saint Laurent, a parte questo però l'interpretazione è estremamente efficace. Il meno giovane Guillaume Gallienne è un onnipresente e efficientissimo contraltare per YSL, assai più che una spalla. Le muse di YSL sono Charlotte Le Bon (no, non è parente) che spicca nel ruolo della prima musa di Saint Laurent, la modella Victoire Doutreleau; più penalizzate - anche nel metraggio - Laura Smet  (figlia di Johnny Halliday) nella parte di Loulou de la Falaise e Marie de Villepin (figlia del Dominique de Villepin ex premier di Francia) in quella dell'androgina  Betty Catroux. Il giovane Karl Lagerfeld (filologicamente non ancora magrissimo) che compare nella pellicola è interpretato da Nikolai Kinski, figlio di Klaus (aridaje!) e fratellastro di Nastassja.
I costumi, come ovvio, assumono grande importanza da un lato per la ricerca degli abiti indossati dai personaggi, dall'altro perchè la fondazione Saint Laurent - Bergé ha concesso al regista di utilizzare i modelli originali delle collezioni mostrate nel film.
Molto interessante anche la selezione della colonna sonora, la scelta di usare l'aria Ebben? Ne andrò lontana da La Wally di Catalani nel finale è semplicemente perfetta.


Sceneggiatura e regia non lasciano il segno: se per la prima adattare un'opera epistolare può indurre a umana comprensione, per la seconda sono assai meno incline alla indulgenza. L'Yves Saint Laurent che ne esce è quello "visto da Pierre Bergé"; non che non si tratti di un punto di vista privilegiato, ma non è detto che sia anche il più interessante. Possiamo quindi apprezzare l'amore, la pazienza, la costanza dimostrati da Bergè nel corso dei decenni passati al fianco dell'artista. Il peccato grave del film è però di non saper comunicare la straordinarietà della caratura d'artista di YSL. Non può essere sufficiente esibire i modelli originali a farci capire il genio e la capacità tecnica fuori dal comune che ne hanno permesso la creazione, nè ci viene spiegato nulla dell'ambiente dell'alta moda del tempo, il che difficilmente ci farà comprendere perchè YSL è stato un innovatore radicale pur sapendo rimanere al passo dei suoi tempi.


Un'agiografia più di Bergé che di Saint Laurent, che ci racconta molto dell'uomo e ben poco dell'artista. Una confezione che punta tutto sui vestiti, però ce li mostra ben poco. Un regista che eccede solo nel dare per scontato che lo spettatore sappia già quasi tutto. Dopo L'Amour Fou del 2010 e questo Yves Saint Laurent, uscirà in autunno una versione "non autorizzata" Saint Laurent con Gaspard Ulliel, Léa Seydoux e Olga Kurylenko; ammesso che arrivati al terzo film  l'argomento non abbia già stufato, abbiamo ancora una chance: speriamo non vada sprecata anche questa, la statura d'artista di Saint Laurent non lo merita di certo!

2014 - Yves Saint Laurent
Regia: Jalil Lespert
Sceneggiatura: Marie-Pierre Huster, Jalil Lespert, Jacques Fieschi
Costumi: Myriam Laraki

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